
Perché non si trova più personale? È un lavoro che si sta estinguendo? Come ci siamo arrivati?
Fino a poco tempo fa era difficile trovare gente qualificata, oggi non si trovano più nemmeno gli improvvisati del mestiere e questo è sicuramente il problema più difficile da risolvere dal post pandemia. Non sembra esistere una vera e propria soluzione, ma il mondo del lavoro cambia in continuazione e velocemente, perciò... non possiamo farci niente. O quasi.
Proviamo a dare la nostra personalissima versione sulle principali cause:
Pandemia.
Il Covid ha sconvolto tutti e tutti, ci ha costretti a rivalutare le nostre priorità, a tirare una riga su tante cose. Abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione concreta di come questa vita sia questione di un attimo e che bisogna godersela. Ci ha insegnato che il lavoro fa parte della nostra breve esistenza, ma non può essere tutto. Il tempo e la salute sono le nostre vere ricchezze.
La ristorazione in particolare ha subito danni irreparabili da questo punto di vista, ma la pandemia non è l’unica responsabile di questa trasformazione.
Ristorazione e sfruttamento.
L’industria della ristorazione ultimamente è stata spesso oggetto di dibattiti sullo sfruttamento dei propri dipendenti. Salari bassi, orari irregolari, contratti improbabili, trattamenti discriminatori. Questo è quello che sta uscendo dal vaso di Pandora che giorno dopo giorno, tra l’indignazione generale, si sta scoperchiando sempre di più. Nel settore turistico la media delle ore di lavoro giornaliere arriva a 12/14, lavorando 7 giorni su 7 per mesi, con stipendi da fame e contratti non a norma di legge.
Troppi sacrifici, poca gloria.
Se sei uno chef, un barman o un cameriere, probabilmente lavori 6 giorni su 7, 10 ore al giorno, per uno stipendio che oscilla tra i 900€ ai 5.000€ al mese (si, mi sono tenuto larghissimo, ma in Italia qualcuno riesce a raggiungere quelle cifre). Non avrai le ferie estive, non festeggerai il Natale, il compleanno dei tuoi amici, dei tuoi figli, forse riuscirai ad ottenere il giorno libero per l’anniversario di matrimonio o, più probabilmente, solo per il matrimonio stesso. E come se non bastasse farai fatica ad arrivare a fine mese o a concederti una vacanza di una settimana.
Il fantastico mondo dei social.
Negli ultimi anni la nostra esposizione e il tempo che trascorriamo (o perdiamo) sui social è aumentato tantissimo e questo riguarda tutti, non solo i giovanissimi. Ogni giorno in media gli italiani trascorrono circa 2 ore scrollando tra video, foto e notizie, le principali ragioni per cui le persone accedono ai social network sono per tenersi informati (48%), per intrattenersi (46%) e per restare in contatto con gli altri (45%), ma non solo.
L’immagine che si mostra nel mondo dei social network è idealizzata, priva di emozioni negative e palcoscenico di esperienze di lusso, esclusive, spesso irrealizzabili, questo provoca frustrazione e stress a chi conduce una vita normale, ordinaria, figuriamoci a chi attraversa momenti delicati e a malapena arriva a fine mese. Lamborghini, ville milionarie, vacanze in posti paradisiaci, orologi e abbigliamento di lusso, guru delle criptovalute a bordo piscina, ragazzi stupendi in barca a Mykonos. Ogni volta che apriamo Instagram o Tiktok diventiamo spettatori di un film che quasi sicuramente non ci vedrà mai come attori protagonisti. Un film che, in realtà, è quasi sempre fantascienza.
Possibilità di arricchirsi online.
Quante volte hai pensato di vendere le foto dei tuoi piedi su OnlyFans? O di acquistare Criptovalute non capendoci una mazza? O di diventare influencer? Probabilmente mai, ma immagina di essere un ragazzino o un disoccupato che ogni giorno è esposto a questa tipologia di contenuti. Il web offre centinaia di alternative alla vita pesante proposta dalla ristorazione, come aprire un e-commerce, creare contenuti per i brand, investire sul trading, diventare un professionista del gaming e tanti altri, e spesso online trovi tutte le risorse gratuite necessarie per formarti e trovare un lavoro più remunerativo o semplicemente più soddisfacente. Non sempre funziona, ma il sogno si riesce a vendere meglio di un’estate tra i tavoli.
Troppi locali.
In Italia abbiamo circa 366 mila attività nel settore della ristorazione, circa 150 mila ristoranti, un bar ogni 160 persone. Sono numeri assurdi, non c’è nessun paese in Europa che ha numeri comparabili. Una persona ogni 20 in Italia lavora nella ristorazione. In poche parole i lavoratori spariscono, ma le attività aumentano: c’è qualcosa che non quadra.
“I giovani non vogliono faticare.”
Questa frase l’abbiamo sentita troppe volte. Leggiamo di molte piccole o grandi aziende che dichiarano di non riuscire a trovare personale perché i ragazzi non hanno voglia di lavorare, ma ti svelo un segreto: questo è un pensiero radicato che si tramanda da generazione in generazione.
I giovani non vogliono lavorare a qualsiasi condizione, è questa la verità, e non sono disposti a rinunciare al proprio tempo libero in cambio di un rimborso. E come biasimarli dopo una pandemia che li ha costretti a trascorrere parte della loro gioventù in casa? Ah, un’altra cosa. Questa l’aveva scritta Socrate, due millenni e mezzo prima del Reddito di Cittadinanza: “La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell’autorità, non ha alcun rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi.”
Mancanza di prospettive.
Un altro dei problemi sta nel fatto che non esiste (più) la cultura del cameriere e non si fa nulla per evolverla. Questa professionalità non è riconosciuta a dovere. Chi la persegue è perché ha una passione straordinaria per questo mestiere. Gli altri lo vedono come un lavoro temporaneo, necessario per pagarsi gli studi, una vacanza o per impegnare il tempo in attesa di un’assunzione in altri settori.
Il cameriere in realtà rappresenta il locale, è colui che ci mette la faccia in prima persona e con la sua professionalità può contribuire a fare alzare il fatturato aziendale, eppure spesso si destinano tante risorse per la cucina e poche per la sala. Come per tutti i settori anche il cameriere ha bisogno di sentirsi parte del progetto, di aggiornarsi regolarmente, di sposare la mission e i valori aziendali. Una volta con le mance riuscivano ad accumulare un’entrata extra; adesso con i pagamenti con carta è sempre più difficile.
Consiglio
Tieniti stretti i tuoi attuali collaboratori. Il 100% dei nostri clienti in questo momento è alla ricerca di personale, questo significa che c’è tantissima offerta di posti di lavoro. Una persona di talento, ma scontenta di ciò che fa, indipendentemente dallo stipendio o dal percorso di carriera, può comunque lasciare il proprio posto di lavoro nel giro di breve tempo.
Sai bene che perdere un collaboratore valido è assolutamente più dannoso di non trovare nuove risorse, per questo il tuo unico obiettivo è quello di creare e mantenere un’organizzazione ed un ambiente lavorativo ottimali affinché ognuno possa sentirsi apprezzato, motivato e spinto a dare il meglio. Ma non ti basterà aumentare di 100€ il suo stipendio mensile, perché il prossimo anno ti ritroverai ad avere lo stesso problema. Devi fidelizzare il tuo staff facendolo sentire parte del progetto. Ascoltalo, responsabilizzalo, formalo costantemente, coinvolgilo nelle decisioni aziendali, poni degli obiettivi tangibili e infine premialo.

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